venerdì 11 aprile 2008

del colluttorio felice


rientro a casa,
gli occhi ancora pieni
di cinema con un lieto finale,
ancora piove,
con le gocce che fanno a pois
anche le lumache che mi scandiscono il passo
come le scale con le lettere fino alla L...
la luce di casa,
quando con un rimbalzo d'interruttori
riesco ad accenderla in obliquo,
sembra dare un senso di gioia all'insieme...
l'odore nell'aria dell'incenso alla cannella
ha fatto compagnia fino adesso almeno
al display lampeggiante del videoregistratore...
per esserne sicura di cotanta beltà d'atmosfera
esco fuori sul balcone
e faccio finta di sbirciare dentro,
come se fossi un viaggiatore di passaggio,
mai stato da queste parti,
come se vedessi la scena da un treno che scorre
al terzo piano...
è la prova del nove
se mi piace da fuori , quella luce va bene...
tutto questo esci e rientra mi fa pensare che
basta scegliersi un'illusione felice, in fondo,
felice abbastanza da bastare,
per organizzare la mente in modo
da tracciare un percorso tra A e B
il più felice possibile,
felice felice felice
adoro le ripetizioni, senza sinomini,
come eco nella testa,
evviva che è vuota,
un percorso tra A e B
una retta, può darsi,
un arzigogolo,
un ghirigoro,
un inchino,
che importa,
basta che sia felice
e uno lo sa quando una cosa è felice,
è come capire l'acqua calda
non la si spiega, la si tocca...
e poi pensavo,
mentre contavo le chiocciole
lungo il cortile,
che queste cose le dicevo
al telefono solo ieri e l'altro ieri
a lui, al grande altro, al sei tu,
kilometri e kilometri di parole
al telefono
spazio e tempo fusi in un ciclotrone
gigantesco
giorni, settimane, anni,
insomma c'era una distanza da colmare,
pensavo geografica
(e mi impegnavo tutta)
ma era nel cuore, nel suo cuore...
e allora davvero più complicata
del da qui a là tra A e B,
una geometria d'amore caledoscopica,
strepitosa e bugiarda,
falsa quel necessario da non essere finta,
dimensioni parallele ma paralizzate,
al posto di una semplice retta...
eh eh eh che bello però che è stato...
ma qui la retta aveva preso forma e sostanza
della fune di un funambolo...
oh ohhh che si casca, oh ohhh che si vola...
e riflettevo sul fatto che A e B poi,
sono le uniche cose
certe del gioco...
una specie di opzione andata e ritorno
su cui si può contare (almeno fino a due)
e allora davvero importa che forma
prende il tragitto nel mezzo
e quante e quali deviazioni
racconta nel suo andare?
uno poi, nel frattempo, certe cose
non le deve più dimenticare,
ne è, come dire, esentato...
e allora la luce bella della notte
che fa casa e tisana fumante,
gli abiti svuotati di te sul letto che
lasciano il passo al pigiama pacioso coi cuori gialli
che fa tanto winks dolly polly thinki e pinki,
sono tutti saggi espedienti per inventarsi
i tragitti più avventuosi,
più innamoranti...
anche perchè sài,
alla fine di tutto,
davanti ad uno specchio notturno
e ad uno spazzolino con le setole ondulate e sorridenti,
che sul colluttorio -
supermegaiper biodinamico a base
di quella radice di cui hai tanto bisogno
per infittonarti fino in fondo e fare cucù all'anima
- sul collutorio
puoi davvero, ma davvero contare..

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