lunedì 31 dicembre 2007

oggi ma allora

E' un pò che esco di casa quasi di nascosto

mi infilo nei vicoli di pietra con la porta chiusa piano alle spalle

il bavero alzato intorno alla sciarpa rossa

sembra nascondere ben più del mio viso

come un complice

accondiscendente e silenzioso

che sa velare le mie intenzioni ed imploderle dentro

...

chi mi aspetta spera nel mio silenzio a sgusciare dentro

fin sopra in mansarda

fin dove il soffitto è stato colorato di celeste

chi mi aspetta sa che arrivo

arruffata e leggera come al solito

vuota e strana come le mani che tentano di bere alla fontana

vedo il letto confina a spanne con una grande finestra sul buio

anche il copriletto è azzurro

e ancora di più lo diventano le mie invenzioni...

so che è solo questo il tempo

delle fughe reciproche

dei non ritorni

degli orfei e delle statue di sale

mi spoglio e non desidero nulla

mi guardo affondare nel calore buono di un altro corpo

e sento quanto sia facile domare il pensiero

quanto sia docile aprirsi al cuore

quanto sia inutile resistere alle stelle

venerdì 21 dicembre 2007

goban

ore 8,30 sento le rotaie del tram che mi scorrono sotto

c'è un'aria bella di questo dicembre
velature bianche sul cielo albicocca e azzurro
le luci del natale accese anche di giorno segnano il passo
come le fontane del centro nascoste tra i palazzi hi-tech di milano

non dimentico di essermi svegliata di notte con quella nostalgia di te che sa di un pò di buio
poco prima dell'alba

cammino leggera vestita di nero
dalla livrea opaca come un coleottero sfuggito all'inverno
con i segni rossi del tuo sfiorarmi che si sono ingavagnati al cuore
ho gli occhi lucidi liquiformi imbastiti di rugiada leccata di sole
i ricci morbidi che riempiono tutto il cappello antico

cammino cammino cammino lungo le strade ancora vecchie
ho un appuntamento, ho delle questioni da sbrigare

ogni passo, una mossa, penso alla strategia migliore,
penso al goban del go
e alle mie libertà disponibili, penso alle intersezioni,
alle mobilità che osservo all'orizzonte,
mi devo rallentare se devo correre più veloce
ed aspettare che la terra mi giri addosso
docile io, docile lei uno scorrersi oleoso e lubrificante,
quale strategia, quale strategia...

vedo un bouquiniste in mezzo all'isola di marciapiede,
triste, vestito di nero come me, la faccia nera come uno spazzacamino,
incastrato nella mano un cellulare, lancia sos di un naufragio esistenziale,
intorno a lui i suoi pochi libri, i rimasugli delle vecchie edizioni anni '70
lui e il resto dello stesso colore e pasta della fuliggine che si accumula sulle auto parcheggiate da molto

ma guardo lo stesso il libri ma solo da lontano come per fermare quella presenza così irrisoria,
solo per garantirmi che al ritorno mi sarei potuta fermare,
sento che solo lì posso generare la mia prossima intersezione
la mia serafica coincidenza....

un gesto, al ritorno, ricalcando diligente le tracce dell'andata,
un solo gesto basta per scovare quel libro del grande kawabata
e
anche oggi la maschera può calare su un nuovo personaggio...
il giocatore di go...

a caso, pag 80
questo il verdetto, una nuova sentenza...

"Può darsi. Si può darsi che io non abbia polso.
Volendo dare una definizione di me stesso, direi che
sono naturalmente portato all'indifferenza. In senzo positivo, però.
La parola indifferenza ha un significato diverso a Osaka e Tokyo, lo sa, no?
A Tokyo equivale a stupidità, mentre a Osaka si dice ad esempio di un quadro, ecco, c'è dell'indifferenza in quel dipinto,
oppure nel go, quel giocatore gioca con indifferenza,
in questo senso, capisce?"

http://it.wikipedia.org/wiki/Go_(gioco)

martedì 18 dicembre 2007

voce del verbo


accettare:

per accettare
devo necessariamente accettare

per comprendere
devo lasciare andare
istantaneamente

venerdì 14 dicembre 2007

Per fas et nefas

con tutti i mezzi possibili
alla ricerca della propria verità
davvero, ancora,
nefas