lunedì 21 febbraio 2011

leggere attentamente le avvertenze e le modalità d'uso



il potere

la forza

la chiave


il segreto


l'intento


l'adesso




il potere dell'adesso

la chiave del potere

oltre i limiti

la forza del potere

oltre le illusioni

il potere delle illusioni

le illusioni del potere

la chiave dell'adesso nel potere della forza

la forza dell'intento nella chiave del potere nel segreto delle illusioni oltre l'adesso

l'intento del segreto nel potere della forza nell'adesso del potere oltre i limiti delle illusioni, chiavi in mano...

o dove vuoi/puoi/sai/credi/sogni/cerchi/vedi

vedi?

to be continued...

giovedì 17 febbraio 2011

biblica


dimenticanze alternative
generano questioni irrisolte
singhiozzi di pensiero
simili di più a respiri notturni
i sogni sopra e sotto
giocano sull'altalena
appoggiati all'albero della vita

venerdì 11 febbraio 2011

plug in


i n s e r i r e

c o l l e g ar e

a t t a c c a r e


mi collego,

ma cado,

forse entro,

ma poi esco,

la polvere diventa più saggia di me

a furia di cadere...
mi butto a terra per non cadere

mi pluggo in

in terra...

tutti giù per terra...

anche polvere è un verbo all'infinito?

l'infinito è infinito
e basta...
basta come stop e anche come basta
cioè è sufficiente...per l'adesso...
perchè l'infinito non può bastare mai, in realtà
e l'uso dei verbi all'infinito

fa iniziare il collegamento

perchè poi si c o n i u g a n o,

i verbi,

che nel coniugarsi diventano finiti
io, tu, egliella, noi, voi, loro,

e quindi si collegano, coniugandosi, al

q u i q u o q u a

che è una forma del presente,

f i n i t o

o

i n f i n i t o?


ahhahaaaaahhhhhahahahahahahahahahahahahah

martedì 8 febbraio 2011

b come...


questo modo di essere bipede,
mi rincorre come cosa stramba,
il sistema centrale mentale e cefalotico ogni tanto mi lancia un pop up di attenzione...
è come se fossi programmata ad essere più in forma strisciante o aerea, a volte liquida,
ieri mi chiedevo quanto tempo ci volesse per l'acqua per prendere e mantenere la forma del bicchiere, della brocca o del vaso,
pensavo che un minimo di concentrazione fosse necessaria,
giusto per una forma di coerenza...
la bipede e solida che cammina allora diventa un'eccezione,
così lanciata verso l'alto, i piedi giù piatti paralleli alle narici...
eppòi proprio il camminare è una cosa che mi sconvolge...
è difficilissimo coordinare insieme le masse e le piante dei piedi che devono far stare in piedi, appunto, le ginocchia, le articolazioni coordinate in un unico atto...
per nn parlare della direzione,
sì, cammino ma dove vado?
la sensazione è di nn avere una direzione, quanto una meta di raggiungere....esco da una scatola per attraversarne altre in funzione di una scatola finale meno temponanea delle precedenti...
ieri nella luce gommosa del primo pomeriggio,
aiutata anche da una vischiosa melassa di smog,
aspettando il tram 33 mi sono alberata...
ho cominciato a desiderare di far ciondolare i rami,
di tirare le radici e di lasciare andare un pò di foglie attaccate ancora del vecchio autunno...
almeno loro potevano inseguire quei rari refoli di vento in giro per la città...
almeno io potevo stare ferma lì e stare, sentire un presente, piantato, in un punto certo,
un punto, forse l'inizio di una direzione, di un viaggio,
ma questa terra che corre mi porta appresso ed io posso aspettare mi venga incontro che mi giri addosso...
alzati e cammina disse qualcuno (forse c'entra con il 33) ...
da albero mi riesce meglio,
molto meglio....

venerdì 4 febbraio 2011

giallo andante



















nebbia dolce,
freddo intorno alle inferriate del giardino,
ritorno nel luogo di anni fa,
a contatto con la follia,
quella che dicono degli altri, quella che scrivono in bella sulle cartelle cliniche,
ma, la mia innanzi tutto..
i miei loro nn ci sono più,
è tutto cambiato,
io ritorno nel luogo dei faggi
a prendere un foglio volante che parla
del mio passaggio di anni di là...
io nn ci sono più,
ma so ricordare
quel candore del camminare dei "matti",
con il bicchierino bianco dei farmaci
e le ciabatte a strascico e le tute da ginnastica troppo lunghe
o troppo corte...
c'era la nebbia l'altra sera,
la nebbia che nascondeva i ricordi
la nebbia che c'era nei miei sogni quando sognavo di quel posto...
scendo nei sotterranei,
hanno ristrutturato tutto,
i luogo delle parole e dei collage,
il luogo della cucina e del trasformare...
tutto sparito, masticato e sputato via dalla razionalità,
hanno dipinto il lungo corridoio
di un giallo chimico,
come certe bevande a base di vitamine
che sembrano quelle pozioni che i cattivi nei cartoni animati
usano per trasformare in mostri radioattivi i buoni...
anche lì, sulle pareti giallo supradyn,
tutto sembrava ancora più radioattivo con le luci a risparmio energetico,
ma anche vagamente cianato,
citrato, virato,
drammaticamente acido...
mi siedo nel corridoio sulle nuove sedie da aeroporto
ed aspetto, lo psichiatra mi dice se posso pazientare un quarto d'ora...
io rimango, certo, posso con calma osservare..
l'andare avanti e indietro dei nuovi ospiti che non conosco,
che mi ricordano e mi vogliono ricordare il passato,
ma nn so subito distinguere i pazienti dagli operatori
sono tutti con gli stessi colori addosso...
forse i pazienti sono quelli più rassegnati allo strascico avanti indietro,
forse sono quelli che non prendono l'ascensore senza le chiavi,
forse cono quelli con più ciabatte addosso,
forse sono quelli con il bicchierino che alla fine vuoto si mette a volare come una pallina di giocoliere...
(ma di farmaci ne è piena l'aria e tutti prima o poi li assorbono anche solo come pensiero)
c'è una ragazza, potrebbe essere della mia età, mi guarda,
in fondo mi riconosce, anche se non ci siamo mai incontrate,
mi riguarda e mi sorride con la bocca piccola,
mi sento arrivare le parole:
"si lo so che ti senti un pesce fuor d'acqua non sei una paziente nè una parente
nè una edu, una psico, una psichia, di qua, sei di passaggio e allora ti sorrido
così almeno qualcuno, io, ti ha visto, proprio proprio nn sembri più di nn esistere, neh?"
io ricambio anche per tutte le tre volte di andate e indietro che fa nel lungo lungo corridoio citrone,
e penso a mario quando dormiva sul tavolo lì in fondo o a roberto che pensava sempre ai suoi cannocchiali, o alla ella che chiamavo greta o olga perchè era una signora charmosa e delicata o a maria che parlava con il pacchetto di sigarette con suo padre o agli inchini della luigina o ai nervosimi di luigi, alle note di alberto e alle capriole di mario...
voci ed immagini che si affollano come fotogrammi sovrapposti nella mia mente e forse anche tra i miei capelli...
nostalgia, melancolia, suggestione?
ma il senso di amore profondo per quei maestri passati della mia vita d'allora,
mi fa pensare solo a una gratitudine immensa per tutto quello che ho ricevuto
e che ho avuto la possibilità di dare...
mi piacerebbe prenderli tutti, quelli passati e quelli di adesso, per poterli un pò toccare dentro e ricordare che si sono solo persi, forse addormentati un pò troppo profondamente
e che quella follia che gli dicono di avere è solo una maschera, come quelle di carnevale,
che magari si sono dimenticati di togliere, dopo che il carnevale era finito e si sono trovati a scivolare in una quaresima senza pasqua alla fine...
mi piacerebbe dire che nn c'è più bisogno di prendere nessuna pastiglia o goccia o puntura,
che adesso sono liberi di ridere, di giocare, di sognare, senza paura
che tutto è finito ed è andato tutto bene
siamo liberi tutti grazie anche alla loro maschera che non c'è più
e che non bisogna fare niente e che se vogliamo partire possiamo andare
dove vogliamo dove vogliamo
sempre...

ahahahahhhhhaaaahh