martedì 26 maggio 2009

fly up


eppòi vado a roma...
prendo il taxi, l'aereo, il taxi, il taxi e di nuovo l'aereo
eppòi il taxi e a casa...
vado e torno in giornata,
lato finestrino...
mi sto abituando al zompo del decollo,
alle cose che si rimpiccioliscono di botto,
alle onde che se è il mare calmo dall'alto non si vedono
mentre se è un pò mosso sembrano rughette bianche...
le case piccole e le macchine che sembrano cellule in movimento
al microscopio...
mi è sempre piaciuta questa cosa dell'aereo fin dal mio viaggio a parigi
quando il sole a luglio resisteva ancora a tramontare alle 10 di sera...
quando vado a roma per lavoro, roma non esiste
è più una serie di cartelli come su google maps,
una serie di location come dicono loro
che parlano un inglese misto, italiano solo per le congiunzioni...
ma io anche se vado a roma per lavoro
mantengo intatto il mio lato che chiamo di sogno,
e sfoco lo sguardo e rallento i movimenti
come una moviola sempre a disposizione
e guardo e sogno e mi lascio incantare
dai cambi di prospettiva...
gli uomini sono strani quando smettono di sognare
quando dimenticano di ricordare chi sono di notte nel sonno...
ma io li vedo senza la patina, li vedo per così dire decapati
come il legno a cui è stata tolta la vernice e fa vedere
le striature, il nodi
e le placche cribose (vecchie reminescenze universitarie di botanica eh eh)
lo dicono anche i restauratori che bisogna far respirare il legno prima di
rimetterlo in sesto..
ebbene a volte mi sembra proprio di vederle quelle benedette striature respiranti
degli umani...
eppòi mi guardo le mie e dico:
ce la possiamo farcela...eh eh

2 commenti:

Bk ha detto...

Più ci si alza nella prospettiva più cose si capiscono.
Si si... ce l apossima fare a farcela...

Caty ha detto...

si ...ce la possiamo farcela!!