domenica 16 marzo 2008

marilyn

marilyn come
specchio di vulnerabilità...
stupenda metafora di solitudine sacralizzata,
icona fragile, musa santificata nella pop art e
nell'inconscio emotivo...
eh eh
l'arte ricopiata in ripetizioni ossessive si banalizza
nei posters ripetuti all'infinito
persino sulle bustine dello zucchero per il caffè...
basta tirare i colori in saturazione e tutto
sembra più grande di quello che è...
è difficile capire davvero dove si situa l'importanza
che ti fa fare il balzo nel cuore....
è più importante la matrice o la sua eco?
è più importante quello che è rappresentato o chi rappresenta?
c'è una pseudo-arte pop anche nei vissuti personali dove guarda caso anche le emozioni dentro sembrano
più belle perchè il colore tirato all'estremo
dalle viscere le rende importanti....
ma dopotutto sono solo i colori smorbiditi dal riflesso di plastica
che rendono fluida una realtà altrimenti meno
attraente...e ci accontentiamo delle riproduzioni sia emotive che mentali, dei ciclostilati, di detti e ridetti, di macerazioni emotive instabilizzanti...la copia della copia della copia diventa più rassicurante della matrice, il banale contenitore che prende potere di offuscare la sostanza....
e alla fine tutte quelle emozioni e tutti quei drammi sono frutto per lo più di malintesi e di non consapevolezze, di richieste di amore e di aiuto sottovalutate...da entrambi...
nell'arte come nella vita dei sentimenti il è bello perchè sembra vero alla fine non paga mai...e il sembra, lo pseudo non parla mai un linguaggio autentico, nostro, ma diventa feticismo, ossessivo e maniacale....nessuno dentro di sè è disposto fino in fondo ad accontentarsi di sembrare e non di essere...poco male, o meglio, è la solita banalità del male sotto il titolo dis-amori ed altre storte....ah ah ah ah
di solito, in questi casi, colludere e arrendersi a tremendi -viaggiatori-rassicuranti non può che
sortire effervescenze ironiche e gioiose e spietate e amabili visioni....
a buon rendere grande g....

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