venerdì 21 dicembre 2007

goban

ore 8,30 sento le rotaie del tram che mi scorrono sotto

c'è un'aria bella di questo dicembre
velature bianche sul cielo albicocca e azzurro
le luci del natale accese anche di giorno segnano il passo
come le fontane del centro nascoste tra i palazzi hi-tech di milano

non dimentico di essermi svegliata di notte con quella nostalgia di te che sa di un pò di buio
poco prima dell'alba

cammino leggera vestita di nero
dalla livrea opaca come un coleottero sfuggito all'inverno
con i segni rossi del tuo sfiorarmi che si sono ingavagnati al cuore
ho gli occhi lucidi liquiformi imbastiti di rugiada leccata di sole
i ricci morbidi che riempiono tutto il cappello antico

cammino cammino cammino lungo le strade ancora vecchie
ho un appuntamento, ho delle questioni da sbrigare

ogni passo, una mossa, penso alla strategia migliore,
penso al goban del go
e alle mie libertà disponibili, penso alle intersezioni,
alle mobilità che osservo all'orizzonte,
mi devo rallentare se devo correre più veloce
ed aspettare che la terra mi giri addosso
docile io, docile lei uno scorrersi oleoso e lubrificante,
quale strategia, quale strategia...

vedo un bouquiniste in mezzo all'isola di marciapiede,
triste, vestito di nero come me, la faccia nera come uno spazzacamino,
incastrato nella mano un cellulare, lancia sos di un naufragio esistenziale,
intorno a lui i suoi pochi libri, i rimasugli delle vecchie edizioni anni '70
lui e il resto dello stesso colore e pasta della fuliggine che si accumula sulle auto parcheggiate da molto

ma guardo lo stesso il libri ma solo da lontano come per fermare quella presenza così irrisoria,
solo per garantirmi che al ritorno mi sarei potuta fermare,
sento che solo lì posso generare la mia prossima intersezione
la mia serafica coincidenza....

un gesto, al ritorno, ricalcando diligente le tracce dell'andata,
un solo gesto basta per scovare quel libro del grande kawabata
e
anche oggi la maschera può calare su un nuovo personaggio...
il giocatore di go...

a caso, pag 80
questo il verdetto, una nuova sentenza...

"Può darsi. Si può darsi che io non abbia polso.
Volendo dare una definizione di me stesso, direi che
sono naturalmente portato all'indifferenza. In senzo positivo, però.
La parola indifferenza ha un significato diverso a Osaka e Tokyo, lo sa, no?
A Tokyo equivale a stupidità, mentre a Osaka si dice ad esempio di un quadro, ecco, c'è dell'indifferenza in quel dipinto,
oppure nel go, quel giocatore gioca con indifferenza,
in questo senso, capisce?"

http://it.wikipedia.org/wiki/Go_(gioco)