il ritorno delle chiocciole,
la sera quando vado a casa
cammino molto, molto prima,
uso le scarpe fin dove la para tocca l'inizio dei buchi delle stringhe...
sull'uscio del portone trovo sempre chi mi aspetta,
una chiocciola, appunto, l'altra sera,
una piccola falena oggi, poco fa...
ho camminato lungo una città che si scioglie,
sotto i miei sogni e sotto i miei respiri di vapore acqueo,
il silenzio che riesco a creare dentro di me camminando
mi avvolge con una soffice coinbentazione di gioia,
mi sento spicchio di pomelo e mi trovo a respirare in vece della terra assediata dal rumore asfissiante di questa città umana...
scivolo nel sotterraneo di un palazzo dove un supermercato mi dà l'illusione
di poter scavare il cibo che prendo come un qualsiasi indigeno che immagino
nel deserto dell'Australia o nella foresta Schuar dell'Ecuador,
non pago con il sudore delle mie mani o con la speranza del raccolto
ma con pezzi di carta e di metallo che mi sembrano efficaci per uscire in fretta...
questa sera pic nic al cinema...
mi accorgo che in fondo non faccio che entrare ed uscire da scatole preformate,
io scelgo il colore e quanto siano attraenti e soprattutto quanto investire in carta e metallo...
mi ricordo della promessa del mondo di rivelarsi sempre appena chiedo permesso,
appena ricordo chi sono...
e so che il fare è poesia, anche accanto alle scatole mondane che vado a riempire con le mie
promesse di leggerezza...
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